Tutte le norme sono subordinate e tenute al rispetto di questi elementi fondamentali:
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il Creato, ovvero la Natura universale in tutte le sue espressioni;
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la Persona umana in vita, sovrana del proprio corpo fisico, della propria sfera intellettuale e della propria sfera spirituale;
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il Popolo Veneto, soggetto originario fonte e destinatario delle norme;
Ogni essere umano è originale e titolare esclusivo del proprio corpo fisico costituito da carne, ossa e sangue.
Ogni essere umano è originale e titolare esclusivo della propria sfera intellettuale, con la propria libera facoltà di intendere, di concepire pensieri, elaborare idee e formulare pareri.
Ogni essere umano è originale e titolare esclusivo della propria sfera spirituale, radice ed estrinsecazione della sua libera coscienza e personalità.
Ogni essere umano è dunque Persona perché è ciò che è, espressione della propria personalità derivante dalla propria originale individualità e come tale titolare di una propria identità.
L’esistenza di ogni essere umano come Persona costituisce un imprescindibile diritto naturale universalmente efficace e come tale non può che essere libera.
L’impossibilità d’impedire o ostacolare anche in parte il diritto all’esistenza di una persona rispetto ad un’altra determina, in qualsiasi ragionevole, equa e contestuale condizione, l’uguaglianza nel godimento di pari diritti fra esseri umani.
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LA PERSONA FISICA
Una persona fisica, in diritto, è l’essere umano in quanto soggetto di diritto e, quindi, dotato di capacità giuridica.
Si possono definire persone fisiche tutti gli esseri umani nati vivi, cioè che hanno respirato almeno una volta.
Negli ordinamenti statali attuali la soggettività giuridica è riconosciuta a tutti gli esseri umani; in ordinamenti del passato, invece, esistevano esseri umani ai quali non era attribuita alcuna soggettività giuridica: gli schiavi.
La soggettività giuridica delle persone fisiche non è sempre presente negli ordinamenti diversi da quelli statali: ad esempio, nell’ordinamento internazionale sono soggetti di diritto gli stati e le organizzazioni internazionali ma non le persone fisiche (anche se, secondo alcuni autori, lo sarebbero divenute nei tempi più recenti, in considerazione del fatto che molte norme del diritto internazionale umanitario sembrano avere come destinatari non soltanto gli stati ma anche le persone fisiche).
Si possono definire persone fisiche tutti gli esseri umani nati vivi, cioè che hanno respirato almeno una volta.
Negli ordinamenti statali attuali la soggettività giuridica è riconosciuta a tutti gli esseri umani; in ordinamenti del passato, invece, esistevano esseri umani ai quali non era attribuita alcuna soggettività giuridica: gli schiavi.
La soggettività giuridica delle persone fisiche non è sempre presente negli ordinamenti diversi da quelli statali: ad esempio, nell’ordinamento internazionale sono soggetti di diritto gli stati e le organizzazioni internazionali ma non le persone fisiche (anche se, secondo alcuni autori, lo sarebbero divenute nei tempi più recenti, in considerazione del fatto che molte norme del diritto internazionale umanitario sembrano avere come destinatari non soltanto gli stati ma anche le persone fisiche).
In ambito filosofico, si definisce persona un essere dotato, nella concezione moderna almeno potenzialmente, di coscienza di sé e in possesso di una propria identità. L’esempio più evidente di persona – per alcuni l’unico – è la persona umana.
La nozione di “persona” è anche oggetto degli approfondimenti propri dell’antropologia filosofica.
La nozione di “persona” è anche oggetto degli approfondimenti propri dell’antropologia filosofica.
Il termine “persona” deriva dal latino persōna persōnam derivato probabilmente dall’etrusco φersu, indi φersuna, che nelle iscrizioni tombali riportate in questa lingua indica “personaggi mascherati”.
Tale termine etrusco sarebbe ritenuto un adattamento del greco πρόσωπον (prósōpon) dove indica il volto dell’individuo, ma anche la maschera dell’attore e il personaggio da esso rappresentato.
Secondo Giovanni Semerano originariamente il valore richiamava quello del latino pars ossia parte, funzione, ufficio di un personaggio, mentre quello di maschera è derivato e posteriore come anche per πρόσωπον, che comunque non sarebbe in nessun rapporto etimologico con persona.
Un’etimologia alternativa è stata individuata nel verbo latino personare, (per-sonare: parlare attraverso).
Ciò spiegherebbe perché il termine persona indicasse in origine la maschera utilizzata dagli attori teatrali, che serviva a dare all’attore le sembianze del personaggio che interpretava, ma anche a permettere alla sua voce di andare sufficientemente lontano per essere udita dagli spettatori.
Tuttavia, dal punto di vista fonetico, è necessario ricordare che il verbo latino personare ha vocale radicale breve (ŏ), mentre il sostantivo persona presenta una vocale lunga (ō).
È inoltre chiaro che la capacità di farsi sentire da lontano era piuttosto da attribuire alla forma del teatro che non alla maschera indossata dall’attore.
Tale etimologia, infine, si scontra con l’assenza in latino di altri sostantivi in -ōna di tipo deverbale, mentre sembra più vicina a termini di origine etrusca in -ōna, da rintracciare in particolare nell’onomastica.
Ciononostante, è probabile che i due termini siano stati accostati in ambito latino paretimologicamente sulla base della prossimità semantica e dell’ambito d’uso.
Con lo Stoicismo il termine “persona” iniziò ad indicare l’essere umano che ha un ruolo nel mondo affidatogli dal suo destino.
Tale termine etrusco sarebbe ritenuto un adattamento del greco πρόσωπον (prósōpon) dove indica il volto dell’individuo, ma anche la maschera dell’attore e il personaggio da esso rappresentato.
Secondo Giovanni Semerano originariamente il valore richiamava quello del latino pars ossia parte, funzione, ufficio di un personaggio, mentre quello di maschera è derivato e posteriore come anche per πρόσωπον, che comunque non sarebbe in nessun rapporto etimologico con persona.
Un’etimologia alternativa è stata individuata nel verbo latino personare, (per-sonare: parlare attraverso).
Ciò spiegherebbe perché il termine persona indicasse in origine la maschera utilizzata dagli attori teatrali, che serviva a dare all’attore le sembianze del personaggio che interpretava, ma anche a permettere alla sua voce di andare sufficientemente lontano per essere udita dagli spettatori.
Tuttavia, dal punto di vista fonetico, è necessario ricordare che il verbo latino personare ha vocale radicale breve (ŏ), mentre il sostantivo persona presenta una vocale lunga (ō).
È inoltre chiaro che la capacità di farsi sentire da lontano era piuttosto da attribuire alla forma del teatro che non alla maschera indossata dall’attore.
Tale etimologia, infine, si scontra con l’assenza in latino di altri sostantivi in -ōna di tipo deverbale, mentre sembra più vicina a termini di origine etrusca in -ōna, da rintracciare in particolare nell’onomastica.
Ciononostante, è probabile che i due termini siano stati accostati in ambito latino paretimologicamente sulla base della prossimità semantica e dell’ambito d’uso.
Con lo Stoicismo il termine “persona” iniziò ad indicare l’essere umano che ha un ruolo nel mondo affidatogli dal suo destino.
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Si tratta di un termine fondamentale della cultura occidentale, che si rappresenta appunto come civiltà che riconosce il sacro valore dell’individuo-persona.
Ciò la contraddistingue dalle società orientali, tradizionalmente finora più marcatamente comunitariste.
Il concetto di “soggetto” e di relazione “soggetto-oggetto” costituisce un tema chiave della cultura, della filosofia e della teologia occidentali.
Il soggetto si configura progressivamente, nel corso della storia, come individuo autonomo, fulcro del sistema socio-culturale.
Il concetto di “personal identity” si delinea chiaramente nel “Saggio sull’intelletto umano” (1694) di John Locke.
Da allora la centralità dell’individuo nel sistema sociale “ha ossessionato l’immaginario dell’uomo occidentale” (Remo Bodei, “Destini personali”, 2002).
Importanti correnti culturali contemporanee hanno messo in rilievo la capacità dell’individuo di autoplasmarsi, di scolpire sé stesso come una statua (Michel Foucault, “Tecnologie del sé”,1992).
La libertà personale diventa, di conseguenza, il valore fondamentale de “La società degli individui” (Norbert Elias, 1987).
Ciò la contraddistingue dalle società orientali, tradizionalmente finora più marcatamente comunitariste.
Il concetto di “soggetto” e di relazione “soggetto-oggetto” costituisce un tema chiave della cultura, della filosofia e della teologia occidentali.
Il soggetto si configura progressivamente, nel corso della storia, come individuo autonomo, fulcro del sistema socio-culturale.
Il concetto di “personal identity” si delinea chiaramente nel “Saggio sull’intelletto umano” (1694) di John Locke.
Da allora la centralità dell’individuo nel sistema sociale “ha ossessionato l’immaginario dell’uomo occidentale” (Remo Bodei, “Destini personali”, 2002).
Importanti correnti culturali contemporanee hanno messo in rilievo la capacità dell’individuo di autoplasmarsi, di scolpire sé stesso come una statua (Michel Foucault, “Tecnologie del sé”,1992).
La libertà personale diventa, di conseguenza, il valore fondamentale de “La società degli individui” (Norbert Elias, 1987).